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Visualizzazione dei post da febbraio, 2018

American Way of Life ("Misfatti" di Joyce Carol Oates)

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Questo libro è una raccolta di 21 racconti. Alcuni davvero notevoli (ad esempio *Copland*, o anche Tusk). Joyce Carol Oates è chirurgica nel descrivere l’inquietudine, la miseria umana, l’ossessione, l’amore che diventa gabbia, la violenza che si spaccia per amore, la claustrofobia emotiva, l’alienazione, la crudeltà, la vigliaccheria. Non comprendo perché il sottotitolo reciti :”Racconti di trasgressione” . In realtà di trasgressione io ne ho colta davvero poca. Almeno non nel senso che comunemente si dà al termine. C’è tutta quella roba che ho elencato sopra, che non definirei esattamente “trasgressione” , ma chissà che il sottotitolo non dipenda dall’editore italiano, che magari ha creduto così di attirare di più l’attenzione dei lettori. In ogni storia, elegantemente costruita e narrata da Oates, c’è un piccolo e a volte grottesco inferno quotidiano: siamo nel pieno dell’America, dei suoi riti e delle sue idiosincrasie. La famiglia, la coppia, le relazioni, sono la s

Seminario sulla ribellione ("Indignazione" di Philip Roth)

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Considerato uno dei romanzi minori di Roth, di cui, avverto per correttezza, sono una veneratrice, è stato inaspettatamente bellissimo, sopra le attese. Si tratta di Indignazione . Il Grande Scrittore Americano non sbaglia un colpo.  Ha smesso di scrivere (o forse solo di pubblicare) romanzi nel 2012, con un clamoroso addio alla letteratura, all’età di 78 anni.  Mi piace pensare che la sua astuzia gli abbia suggerito di non lasciare dietro di sé opere meno che superlative, come le dive che si ritirano al culmine della carriera.  Sia quel che sia, questo romanzo è uno degli ultimi ad essere stato scritto, nel 2008, in quella fase della vita che possiamo definire della saggezza.  Come in tutte le opere di Roth, il linguaggio è chirurgico: il grande lavoro dell’autore sulle parole e sulle frasi è alla base di un risultato così nitido e asciutto.  Nella storia di Marcus, che la ripercorre facendoci però sapere già dalle prime pagine di essere morto, traspare in ogni mo

Universo Famiglia ("I ragazzi Burgess" di Elizabeth Strout)

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Per chi, come me, ama leggere scrittori americani e conoscere a fondo gli Stati Uniti a partire dalle microdinamiche sociali, Elizabeth Strout è sicuramente un bel punto di riferimento (ne ho già scritto qui ).  Scrittura elegante, storie familiari intime ben descritte e senza mai indulgere alla banalità o al cliché.  Si è tirato fuori Edward Hopper per paragonare le sue atmosfere a uno stile pittorico (non a caso i suoi libri in edizione italiana -di Fazi- riportano tutti quadri di Hopper, o dettagli, per le copertine). Non so, credo che ne I ragazzi Burgess, per restare a questo romanzo, ci sia molto più calore che nei quadri di Hopper.  Anche se è un calore sempre descritto con linearità, con un certo ritmo chic (almeno per il concetto che ho io di chic in letteratura).  Il legame fra i tre fratelli Burgess (Susan e Bob, gemelli, e Jim, il maggiore) è descritto in modo da restituire un senso di intimità pur senza cadere mai nel sentimentalismo. 

Elogio dell'empatia ("Lincoln nel Bardo" di George Saunders)

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Di questo libro , negli ultimi mesi, si è parlato fin troppo.  E’ stato una specie di caso editoriale anche in Italia, credo. Non conosco i dati di vendita ma ne ho sentito parlare molto prima di poterlo leggere.  Va anche detto che ha vinto il Man Booker Prize , che è uno dei premi letterari più importanti assegnati in Gran Bretagna ai romanzi di lingua inglese. Insomma poteva essere il capolavoro o il fenomeno alla moda del momento. Io non ho titolo per distinguere quale sia il caso di Lincoln nel Bardo, mi limito a dire poche cose, quelle che mi ha suggerito la lettura.  La forma con cui è scritto è molto originale, forse inizialmente impegnativa perché d’ostacolo a una certa scorrevolezza; ma dopo qualche pagina si dimentica questa costruzione stratificata, fatta di citazioni (alcune vere altre inventate dall’autore), battute in discorso diretto dei vari personaggi, quasi un flusso di coscienza.  Il dipinto che ne esce è stratificato, corale, ma in ogni caso

In carenza d'ossigeno ("Soffocare" di Chuck Palahniuk)

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Grandi aspettative alimentate anche da una citazione di Bret Easton Ellis riportata sulla copertina :” Forse la nostra generazione ha trovato il suo Delillo”. Ecco, vabbé, anche meno. Che poi ammetto che ho apprezzato la concezione del romanzo e alcune trovate narrative, e confesso anche che ho adorato la madre del protagonista e tutte le pazienti ricoverate nella sua stessa costosissima clinica. Nonostante ciò è stato un libro faticoso, che non mi ha destato emozioni né in un senso né nell’altro. Il ritmo è sincopato, non scorrevole: credo che i cambi di scena non siano congegnati in modo da risultare gradevoli. Soprattutto noiosi i brani dedicati al parco a tema storico dove lavora il protagonista, e il suo rapporto con l’amico Denny: non si capisce che cosa c’entrino con tutta la storia.  Ci sono infine scenari che vengono descritti per poi essere abbandonati, forse perché poco funzionali alla storia: la terapia di gruppo per i sessodipendenti che si tiene press