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Visualizzazione dei post da giugno, 2021

Farmaco (“Splendi come vita” di Maria Grazia Calandrone)

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  Una poetessa trova in sé la cura, attraverso parole e musica intrecciate che raccontano e (forse) leniscono. Così mi raffiguro Maria Grazia Calandrone, questa donna straordinariamente coraggiosa che è riuscita a oltrepassare e tradurre in letteratura il suo mal di madre. Il mal di madre è una cosa che le figlie sperimentano, non sempre, non tutte. Ma coloro che lo soffrono probabilmente non ne guariscono mai, anche se imparano a gestirlo, in una specie di barcollante convivenza. Così, anche le scene più agghiaccianti di un amore viscerale e doloroso fra una madre e una figlia (che è due volte figlia) diventano sopportabili, come se dal soffrire provenisse una luminosa energia. Mi è parso questo il coraggio da ammirare, in una donna che avrebbe potuto cancellare, dimenticare, fuggire lontano. Invece ha compreso e trasfigurato, aiutata dalla letteratura. E da uno spirito sicuramente elevato, come credo sia il suo. Non è prosa e non è poesia: nella mia esperienza di lettura mi pare più

Generation gap (“A misura d’uomo” di Roberto Camurri)

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Roberto Camurri è uno scrittore italiano, compreso fra quelli che generalmente si indicano come “giovani” (e in effetti è nato nel 1982). Lui stesso però, forse insofferente a questa categoria, ha un profilo Instagram dove si è nominato “natovecchio”. “A misura d’uomo” è il suo romanzo di esordio, anche se non è proprio un romanzo in forma classica, ma una serie di racconti che compongono la storia di un luogo e di alcuni dei suoi abitanti: Fabbrico, provincia di Reggio Emilia, poche migliaia di abitanti nell’orizzonte piatto della Pianura Padana . Dopo averlo letto ho capito un po’ di più il perché del suo nickname: credo che Camurri potrebbe tranquillamente essere nato una ventina di anni prima, e probabilmente lo sa. Non mi aspettavo certo il manifesto generazionale dei trenta-quarantenni, ma neanche un senso di polvere e di déjà vu come quello che mi è rimasto. Provo un certo dispiacere nel dirlo ma questo libro mi ha annoiato. Eppure c’era la provincia, le storie e il dolore