Non si può rifare la realtà (“Everyman” Di Philip Roth)
Sto rileggendo molte cose di Roth, altre devo ancora affrontarle per la prima volta. Seguo il desiderio di voler sapere tutto della sua opera, di conoscerla alla perfezione per amarla sempre di più. Ho anche capito che in una fase come quella che stiamo vivendo, di quarantena e di emergenza sanitaria e sociale, leggere Roth mi cattura, ed è quello che vado cercando. Everyman è una rilettura, illuminante proprio in questo suo ritornare. Si tratta di un racconto lungo (o romanzo breve) che attraverso il titolo evoca un noto morality play inglese della fine del Quattrocento. Il protagonista non ha nome, è l’uomo qualunque (o meglio è l’uomo che tutti potremmo essere), che compie la sua galoppata nella vita, andata e ritorno dalla sua stessa morte. Il pensiero della morte si snoda lungo tutto il racconto, ma non una morte intesa come il vuoto che tutto inghiotte. Una cosa che la morte non potrà cancellare è l’aver vissuto di un uomo, i suoi errori, il suo viaggio dentro l