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Visualizzazione dei post da dicembre, 2018

L'acqua in cui nuotiamo ("La morte della verità" di Michiko Kakutani)

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Per chi ama la letteratura americana contemporanea Michiko Kakutani è una specie di istituzione, un po' come Anna Wintour di Vogue per i patiti della moda. Sono di parte per cui dico che Michiko è molto più simpatica della Wintour (sulla fiducia) e possiede sicuramente un intelletto e una cultura letteraria unici. Insomma ne sono una ammiratrice abbastanza convinta. Critica letteraria del New York Times per tantissimi anni, nota per il suo rigore e la sua serietà, sia nelle stroncature sia negli apprezzamenti verso scrittori come Franzen, Foster Wallace, MacEwan, etc. " La morte della verità " è il suo primo libro, e già questo la rende grandiosamente coerente: ha atteso di andare "in pensione" (non scrive più sul NYT dal 2017) prima di pubblicare. Ne conoscete altri così? Si tratta di un saggio brillantissimo sulla menzogna e la decostruzione della verità nell'era di Trump (ma si cita anche l'Italia di Salvini). Non è semplice, né indicato, riassume

Bildungsroman ("L'idiota" di Elif Batuman)

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L'idiota di Elif Batuman è un libro svagato, tenero, delicato, molto intelligente. Una polaroid di un mondo molto particolare, quello dei teenager e dei ventenni degli anni Novanta, molto dotati intellettualmente e alle prese con amore/futuro/amicizia/speranze/carriera/famiglia/mondo. Selin, la protagonista, matricola ad Harvard di origine turca, potrebbe stare tra Il giovane Holden e La campana di vetro , opportunamente depurati dalla dimensione tragica e di ribellione. La scoperta del crescere per Selin è tutta nella grande differenza tra le parole (quelle della letteratura) e la realtà (quella dei rapporti fra le persone, sempre complessi, spesso fallimentari). Tutti i personaggi sono divertenti, originali e sinceri . O forse è solo lo sguardo della protagonista a renderli così. Sempre benevolo anche quando è ironico, meravigliosamente ennui e ingenuo insieme. L'innamoramento di Selin per Ivan, affascinante dottorando ungherese ad Harvard, passa tutto dalle parole che

Madre sempre incerta (“Matrigna” di Teresa Ciabatti)

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Teresa Ciabatti è una donna a mio parere molto simpatica, anche se qualcuno la definirebbe un po’ strana. L’ho seguita per un po’ su Facebook, tempo fa, quando scriveva divertentissimi status sulla sua bambinaia Svetlana, sul suo essere madre un po’ atipica, sulle sue nevrosi. A un certo punto è sparita, e solo dopo ha confessato che il suo profilo Facebook era un esperimento legato al libro che era uscito in quel periodo (“ La più amata ”). Una forma narrativa ibrida, che simula un’autobiografia ma non lo è, rendendo l’autrice un personaggio sopra le righe, a tratti inquietante, sicuramente cattivissima (con la simpatia dei cattivi però). Manifestarsi sui social assecondando la descrizione di se stessa fatta nel libro (ancorché non veritiera) è stata sicuramente una trovata arguta (come lo è Teresa Ciabatti, ovviamente). In questo romanzo invece si torna a una forma più classica: una storia - drammatica - raccontata in prima persona dalla protagonista, Noemi, alle prese con