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Visualizzazione dei post da luglio, 2017

Forget New York (Manhattan Transfer di John Dos Passos)

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Per leggere questo libro sarà utile dimenticarsi per un po' della New York cool e glamour, di quella romantica dell'indian summer a Central Park e di quella dei caffè americani con ciambella e con vista sulle street di Manhattan. Manhattan Transfer di John Dos Passos è un libro che racconta l'era giurassica di NY, quella subito dopo le Gangs of New York ma ancora sferragliante di gru, punteggiata di incendi e affollata di morti di fame. Si respira contemporaneamente l'aria del Grande Gatsby e quella di C'era Una Volta In America. Due città diverse, ma in ogni caso le si amano entrambe. Come una madre e una figlia che esprimono due versioni dello stesso charme. Non è vero che è una lettura impegnativa: non è più difficile che seguire un film che usa pochi piani sequenza e molto montaggio. Sembra impossibile ma la scrittura di Dos Passos consente, se si chiudono gli occhi, di sentire il rumore del traghetto di Staten Island o il sapore dei cocktail o l'

Piccole cose (Trilogia di Holt di Kent Haruf)

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Sono stati versati fiumi di inchiostro su Kent Haruf. Si è addirittura parlato di "fenomeno Haruf". Probabilmente il vero fenomeno è quello di una piccola casa editrice, la NN, che azzecca il colpo e rende celebre in Italia un autore semi-sconosciuto fino a poco tempo fa. Leggendo i libri di Kent Haruf infatti non mi viene da pensare a lui come a un "fenomeno". Ognuno di noi probabilmente lo immagina come una persona gentile, appartata e sensibile. Come la sua scrittura. Chissà se l'uomo Haruf era davvero come le parole e le storie che ha scritto. Mi ha colpito sapere che ha scritto il suo ultimo libro quando già era malato, con una specie di corsa contro il tempo, per finirlo prima di andarsene. Ho letto tutta la Trilogia della Pianura e anche "Le nostre anime di notte" , in un periodo per me sempre molto delicato: luglio, il mese più crudele. I personaggi ormai sono usciti dai rispettivi libri e parlano fra di loro, aiutati dal fatto c

Il Dio della Scrittura (Libertà di Jonathan Franzen)

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Ogni volta che leggo le recensioni dei libri che mi sono piaciuti mi incavolo sempre. In generale le leggo solo DOPO che li ho finiti, e ugualmente faccio con i film, prima li vedo poi mi leggo le critiche: questione di buonsenso. Dopo che ho finito Libertà di Franzen mi son messa a fare la stessa cosa, forse perché mi aveva molto coinvolto e mi andava di continuare a frequentare i personaggi del libro, i Berglund, Richard Katz, Lalitha. Naturalmente mi sono incavolata. Si può criticare uno scrittore perché è troppo bravo a scrivere? Ho letto recensioni di signori nessuno che si esercitano alla ricerca del pelo nell'uovo e che parlano di presunzione. No, dico: presunzione. Uno che ci ha messo dieci anni a scrivere un libro di 1200 pagine, un libro che ti fumi in pochi giorni perché non riesci ad appoggiarlo sul comodino, un libro che viene dopo "Le correzioni", fulminante successo internazionale che lo aveva fatto conoscere in tutto il mondo (immagino anche l

Back to Africa (Metà di un sole giallo di Chimamanda Ngozi Adichie)

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Non mi ricordo dove ho appreso dell'esistenza di questo libro, e di questa scrittrice. All'inizio temevo una specie di Tayie Selasi, che a suo tempo non mi aveva entusiasmato, ed ecco perché:  già il fatto che lei stessa si fosse definita scrittrice " afropolitan " mi aveva subito fatto storcere il naso, poi dopo aver letto il suo "La bellezza delle cose fragili"  il mio pensiero si era consolidato. Ma Chimamanda (la chiamo per nome perché siamo quasi coetanee, lei è più giovane) mi ha incatenata a questo libro, facendomi scoprire in me un bel po' di ignoranza che non credevo di avere. Della guerra civile in Nigeria e del tentativo di indipendenza del Biafra non sapevo niente: mentre leggevo questo libro la curiosità mi ha spinto a cercare in rete foto e notizie dell'epoca, il sapore della guerra in Biafra mi ha ricordato la guerra del popolo eritreo per l'indipendenza e allora si sono aperte un sacco di finestre emotive legate a ricordi del

Il programma fondamentale

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Non scriverò recensioni, di quelle è pieno l'internet. Non farò riassunti del libro di cui parlo, di quelli è pieno l'internet. Non garantisco informazioni aggiornate su edizioni, prezzi, etc. Non ho commissioni dagli editori né possiedo una libreria (purtroppo). Il bisogno di parlare di libri è solo mio: pertanto non ho l'ambizione di soddisfare i bisogni di chi mi legge. Può darsi anche che a volte parli di cose che non sono libri.  Credo nella gentilezza come atto rivoluzionario: qualora vi fossero commenti che non mi sembrano tali, sarò così prepotente da rimuoverli.  Credo che le opinioni non interessino a nessuno, pertanto cercherò di limitarmi ai pensieri. Grazie.