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Visualizzazione dei post da gennaio, 2022

Vite che potrebbero essere (”Crossroads” di Jonathan Franzen )

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  Non è facile scrivere qualcosa su un romanzo la cui uscita ha provocato così tanto interesse, che abbiamo visto circolare nelle bacheche di tutti e che è diventato quasi più una tendenza che una lettura su cui riflettere. Insomma il solito problema che si ha di fronte all’eccesso di notorietà, al libro come oggetto di consumo e allo scrittore americano esibito come status da chi non frequenta con troppa assiduità la letteratura. Mi sono imposta di non andare a leggere in giro recensioni più o meno prestigiose, proprio perché in questo blog non si fanno recensioni (ed è bene rileggere qui ogni tanto, per ricordarlo), ma si cerca solo di condividere un diario di letture, personalissimo e per lo più composto da sensazioni, emozioni, pensieri vaghi e sparsi. Premesso tutto ciò, anticipo subito che ho letto “ Crossroads ” con grande gusto, godendomelo pagina dopo pagina e apprezzando la grandiosa capacità di Franzen di elaborare e ritrarre i personaggi. In questo romanzo mi pare che port

Piccola donna tenace (“Zuleika apre gli occhi” di Guzel' Jachina)

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  Zuleika la contadina, la donna ignorante, la tatara infaticabile, piegata dal lavoro, dalle prepotenze, dalla violenza che la circonda. Zuleika che scopre l’amore anche nell’inferno ghiacciato della Siberia, deportata, schiantata dalla fatica, ma sempre fiduciosa, semplice di animo, generosa. Zuleika che apre gli occhi e si sveglia nelle mattine fredde, o tiene gli occhi spalancati nella notte, vegliando suo figlio, Zuleika che apre gli occhi sulla vita e sulla morte, Zuleika di fuoco e di coraggio, di passione e di rinuncia. La sua storia ci offre la possibilità di parlare di un periodo poco conosciuto del dominio staliniano sui popoli russi: la dekulakizzazione degli anni Trenta del secolo scorso, ossia la confisca dei beni mobili e immobili dei contadini, definiti kulaki , che prevedeva infine la loro deportazione verso la Siberia. Il freddo e una natura dominatrice e matrigna sono ovunque: neve, boschi, fiumi ghiacciati, foreste, lupi e orsi. E Zuleika, piccola donna tatara, una

Il Re dei Delinquenti ("M. Il figlio del secolo" di Antonio Scurati)

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Ho finito questo libro, ponderoso e poderoso, diversi mesi fa. Ma non sono riuscita a scriverne subito, non so bene per quale motivo. Ho sentito una specie di resistenza, sensazioni ambigue: mi è allo stesso tempo sembrato attraente e respingente. In questi giorni poi ho appreso che a breve andrà in scena lo spettacolo teatrale tratto dal volume, con Massimo Popolizio, anche regista, e Tommaso Ragno, attori che mi piacciono molto, e quindi mi sono convinta che sia utile superare la mia ambiguità. Anche perché mi piacerebbe davvero vedere lo spettacolo. Innanzitutto sono contenta di averlo letto, anche se non so ancora se proseguirò la lettura con il secondo volume ( M. L’uomo della provvidenza , dove si affronta il periodo del potere, dopo l’ascesa che è al centro del primo volume): è istruttivo, labirintico, a tratti agghiacciante, ma sicuramente apre tanti squarci di consapevolezza sulla figura di Benito Mussolini e di molte e molti altri personaggi (o meglio, persone, poiché reali)