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Visualizzazione dei post da marzo, 2022

Struggente amore per un uomo scomodo ("Works", "Shorts", "Il Ponte" di Vitaliano Trevisan)

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Ci sono autori che non vengono scoperti mai: troppo disturbanti, poco avvezzi a far merce delle loro opere, inclini a dire quelle verità corrosive che scomodano praticamente tutti. Vitaliano Trevisan univa a tutte queste caratteristiche anche un’ombrosa fragilità che molti scambiavano per arroganza, forse per inaffidabilità. La sua scomparsa, avvenuta pochi mesi fa, è, oltre che un lutto, un vero e proprio danno letterario: avrebbe scritto ancora e avremmo avuto altre opere da leggere e amare, di uno dei migliori scrittori italiani degli ultimi anni. Works è la sua grande ultima opera , un romanzo di formazione attraverso il lavoro, che l’autore racconta senza finzioni, senza pietà né verso il nord-est operoso e produttivo né verso se stesso. Un memoriale che offre una descrizione del lavoro (e dei lavori) che chiunque dovrebbe conoscere: aziende che vampirizzano la vita, corruzione, evasione fiscale, mancato rispetto delle regole, dinamiche di potere e meccanismi di mobbing, ma anche

Gerda, l’inafferrabile (“La ragazza con la Leica” di Helena Janeczek)

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  Un romanzo divisivo: mi sono resa conto che in molti l’hanno letto con fatica e l’hanno ritenuto addirittura sopravvalutato, poiché ha vinto il Premio Strega nel 2018. In realtà è un libro che non ammicca e non sceglie, consapevolmente, la strada della seduzione, pur avendo come soggetto una figura affascinante e misteriosa, in un periodo storico esaltante e persino epico. La storia pressoché sconosciuta di Gerda Taro, fotoreporter di guerra rimasta uccisa sul fronte resistente spagnolo nel 1937 a soli 27 anni, alla fine non poteva che essere raccontata così, in modo corale e nostalgico a tratti, ma anche didascalico e documentatissimo e allo stesso tempo immaginifico e misterioso. Stile raffinatissimo, a partire dalla costruzione temporale e dall'uso del flashback, dal lessico multilingua e dalla descrizione ellittica di ambienti e epoche: un romanzo che non spalanca subito le porte, ma le socchiude piano per poi attrarre in una semi oscurità piena di charme. Gerda, il cui ver

Amore e Rivoluzione “Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà” e “Il Capitale Amoroso. Manifesto per un eros politico e rivoluzionario” di Jennifer Guerra.

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    Ho letto in sequenza questi due libri di Jennifer Guerra, un’autrice femminista nata nel 1995. La sua giovane età può sorprendere, ma conferma l’esistenza di una nuova generazione di attiviste e intellettuali molto convincenti. Certo, non tutte: in rete c’è anche molta improvvisazione e molti fenomeni fastidiosi, ma il caso in questione mi pare non essere uno di quelli. “Il corpo elettrico” è una riflessione in forma di breve saggio, intorno al corpo femminile e al ruolo complesso che assume nella società, da un punto di vista simbolico, politico, fisico e culturale. Il desiderio è la chiave con cui le donne (ma non solo donne, non solo cisgender) possono autodeterminarsi in modo libero, combattendo così gli schemi patriarcali e dando al proprio corpo una valenza collettiva e politica. Non parliamo certo di un’opera dirompente da un punto di vista filosofico o politico, ma ho apprezzato il valore divulgativo che spero lo renda popolare soprattutto fra le ragazze e i ragazzi più gio