Ritratto di un intellettuale sentimentale (“Lasciar andare” di Philip Roth)
A volte l’aneddotica intorno a un libro è utile per capire dettagli importanti: questo romanzo è il primo che Roth pubblicò, a 29 anni, e il titolo fu tradotto nella prima edizione italiana inspiegabilmente come “Lasciarsi andare” (il titolo originale è “Letting go”). Solo in seguito fu tradotto come “Lasciar andare”. Se si dovesse stare al titolo dunque, sembrerebbe davvero di aver a che fare con due libri diversi: dopo averlo letto si intuisce il perché. In quel “lasciar andare” del titolo, c’è il pronunciamento di un auspicio, la dichiarazione di una necessità, il manifestarsi segreto di un programma: se lo si muta in "lasciarsi andare", il colore della vicenda cambia, a mio parere perdendo di quota. “Letting go” è un romanzo che brulica di persone, di dialoghi, di vita: tutti, a partire dai personaggi principali come Gabe Wallach, Libby e Paul Herz, Martha Regenhart, fino ad arrivare ai comprimari e ai personaggi di contorno (penso al padre di Wallach e a m