Ritratto di un intellettuale sentimentale (“Lasciar andare” di Philip Roth)






A volte l’aneddotica intorno a un libro è utile per capire dettagli importanti: questo romanzo è il primo che Roth pubblicò, a 29 anni, e il titolo fu tradotto nella prima edizione italiana inspiegabilmente come “Lasciarsi andare” (il titolo originale è “Letting go”).
Solo in seguito fu tradotto come “Lasciar andare”.
Se si dovesse stare al titolo dunque, sembrerebbe davvero di aver a che fare con due libri diversi: dopo averlo letto si intuisce il perché.

In quel “lasciar andare” del titolo, c’è il pronunciamento di un auspicio, la dichiarazione di una necessità, il manifestarsi segreto di un programma: se lo si muta in "lasciarsi andare", il colore della vicenda cambia, a mio parere perdendo di quota.

“Letting go” è un romanzo che brulica di persone, di dialoghi, di vita: tutti, a partire dai personaggi principali come Gabe Wallach, Libby e Paul Herz, Martha Regenhart, fino ad arrivare ai comprimari e ai personaggi di contorno (penso al padre di Wallach e a molti altri personaggi che irrompono nella storia anche solo il tempo di un capitolo), sono vivi, sono a fuoco, sono quasi sensibili al tatto mentre si scorrono le pagine.
Credo che non esista in questo libro (e in Roth) la possibilità di affermare che i personaggi sono sbiaditi, poco incisivi.

Io ho adorato (e divorato) questo romanzo.
Amo Roth ventinovenne che lo scrive, un esordio monumentale e già esemplificativo del suo talento e dei suoi temi ricorrenti: l’amore, il sesso, la morte, l’ebraismo, i soffocanti rapporti familiari.

Si è tanto parlato della misoginia di Roth, mentre qui a me pare che si dichiari il contrario: sono le donne che scelgono, che avanzano e progrediscono, anche se per farlo attraversano il dolore e fronteggiano la perdita. Gli uomini spesso sono confusi, non prendono decisioni in attesa che siano gli eventi a precipitare. Sono prigionieri di un sentimentalismo tutto intellettuale, che li rende inabili alla fatica del vivere.
Sono giovani e inquieti, intrappolati in un intrico di complicate relazioni e messi di fronte alla brutalità della vita (e della morte).

Gabe scoprirà presto che la vita reale è spietata, indifferente verso il suo anelito all’altruismo.
Non sarà semplice, ma dovrà deporre qualche illusione, come la sua amata Isabel Archer (la protagonista di “Ritratto di signora” di Henry James, oggetto dei suoi studi).
"Lasciar andare”: e forse non è solo rassegnazione, ma soprattutto libertà.


* Lasciar andare, Philip Roth







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