Game set match ("Open" di Andre Agassi)


Non è il mio genere, non è il tipo di libro che avrei comprato e letto, ma ha contribuito a consolidare le mie certezze: i libri belli li scrivono gli scrittori ( e le scrittrici).

Non serve spiegare perché e in che modo sia potuto capitare che io mi sia messa a leggere Open di Andre Agassi, tuttavia è accaduto, ed è giusto che ne parli: sarebbe troppo facile scrivere solo dei libri che ho amato. 
Innanzitutto voglio contraddire, con un certo sottile piacere, quanto scrive Baricco nella quarta di copertina : “se parti non scendi più fino all’ultima pagina”.
Non è vero, per me è stato uno strazio arrivare alla fine.
Ho intervallato la lettura di Open con un sacco di graphic novel, avevo bisogno di qualcosa che trainasse. 
Un andamento della storia squilibrato, per me fastidioso. Parti veloci e scorrevoli alternate a parti in cui si affonda come nelle sabbie mobili. 

Ma la cosa più antipatica per me è stata la mancanza di sincerità. Tutte le persone che lo hanno letto mi avevano detto che al di là di uno stile discutibile, e tutto sommato perdonabile visto che non si tratta di uno scrittore, era apprezzabile la grande sincerità di un atleta che si mette a nudo, che confessa segreti imbarazzanti, come il fatto di aver portato un parrucchino o di aver assunto droghe.
Io di questa sincerità non ho percepito la tensione, mi è mancata la terza dimensione dell’uomo Agassi.
Ed è un peccato perché la sua storia ha davvero molto di interessante: il bambino prodigio, il padre despota, la descrizione di un ambiente implacabile e senza pietà, l’eterna sfida con Sampras, il corpo di un atleta che si pietrifica di dolore, la raffigurazione di uno sport terribile e affascinante come il tennis.
L’agiografia poi delle persone importanti della sua vita, inclusa la moglie Steffi Graf, è davvero insopportabile. Restano tutti personaggi bidimensionali, ed è ancora più imperdonabile perché non sono personaggi, ma persone. 
Insomma, peccato.

Anche se una cosa va detta: quando ho finito l’ultima pagina del libro, era un sabato pomeriggio, mi è venuta una voglia incredibile di vedere un match di tennis.
Allora ho acceso la tv su Supertennis (canale 64) e il caso ha voluto che si stesse trasmettendo in diretta una semifinale da Basilea: Federer contro Goffin.
Roger Federer, a 36 anni, la stessa età che aveva Agassi quando si è ritirato, ha letteralmente stracciato l’avversario in 3 grandiosi set durati in tutto 60 minuti. Un principe in calzoncini verde bottiglia che giocava a tennis. 

E così il cerchio si è chiuso con la decisione di leggere al più presto David Foster Wallace, che sul tennis qualcosa ne sapeva. 

* Andre Agassi, Open




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