Sotto il Mondo delle Parole ("Underworld" di Don Delillo)
L’impresa di
parlare di Underworld di Don Delillo è complessa. Sicuramente più
complessa di quanto non sia leggere questo prezioso romanzo.
Per fortuna non ho
l’ambizione di fare recensioni vere e proprie, né sono una critica
letteraria.
Senza che ci siano
rischi di svelare il finale, posso dire che il libro, quasi 900
potenti pagine, si chiude con una parola non banale : Pace.
Sbattere giù la
quarta di copertina dopo aver letto quella parola (e l’intero
libro) mi ha lasciato per una ventina di minuti ferma a pensare e
a guardare nel vuoto, cercando di ricapitolare.
Non è che mi capita
spesso.
C’è un’atmosfera
di impegno presente in tutto il romanzo, impossibile sperare che
possa essere una lettura leggera: questo però non vuol dire che sia
noioso o che servano chissà quali doti per poterlo apprezzare.
E’ complesso,
certo, e la trama è una tessitura elaborata di storie pubbliche e
private che saltellano su e giù da un decennio all’altro.
A volte piacerebbe
che certi capitoli, a mio parere quelli più riusciti, durassero di
più, perché quando descrive le relazioni di coppia, gli incontri,
le situazioni, Delillo è davvero bravo. Mai una parola fuori posto,
mai una banalità.
I personaggi (quelli
di fantasia, ma non solo, e penso a Lenny Bruce ma anche a J. Edgar Hoover) sono davvero belli,
nel senso più ampio del bello: cioè sono tridimensionali.
Il Bronx descritto
da Delillo è nostalgia pura.
Chissà perché in
alcuni momenti mi veniva in mente la Brooklyn di “Saturday night
fever”: mi si sono attivate sinapsi del tutto egoriferite.
Il sottotesto
simbolico invece è quello che richiede più impegno, più
riflessione: non si può infatti leggere di corsa questo romanzo,
serve del tempo per apprezzare il messaggio (in relazione al quale qui ci metto solo
qualche parola-chiave: guerra fredda, nucleare, rifiuti).
Io ci ho messo due
mesi. Un po’ perché sono incasinata e spreco tanto tempo che
potrei impiegare meglio, un po’ perché ho deliberatamente
riservato alla lettura di questo libro gli spazi più intimi e
solitari della mia giornata (o meglio, nottata).
Vabbé voglio
evitare il fanatismo perché quello lo riservo ad altri, ma credo che da queste parti si aggiri la Grande Letteratura
Americana.
* Underworld , Don Delillo
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