Duellanti ("Le braci" di Sándor Márai)




Finalmente l'ho letto.
Uno di quei libri che sai di dover leggere (anche per colmare una lacuna non trascurabile nei confronti della letteratura est-europea) ma che non trovi mai il momento giusto per iniziare.
Questa volta mi sono decisa, anche per capire cosa c'è in questo autore che ha incantato molti.

L'esperimento non è riuscitissimo. Ho letto e ho sicuramente potuto godere di un bel libro e di una prosa di alto livello, ma ci sono stati dei momenti in cui mi sono sentita delusa.

Intanto, nessuna simpatia per i personaggi, né il generale Henrik né l'amico Konrad, ormai più che settantenni a rievocare la loro amicizia e la rottura della stessa.
Anzi, non è esatto: a dire il vero alla fine ho provato quasi simpatia per Konrad, che tace per quasi tutto il libro e si fa apprezzare, al confronto con l'innarestabile logorroico Henrik che monologa per una notte intera e alla fine getta nel fuoco l'unica cosa che mi ha provocato un guizzo di vitale curiosità, il diario della moglie morta, intonso.

Ecco. Le braci consumano il diario senza che nessuno dei due vecchietti abbia tentato di leggerlo: mi è sfuggito un gesto di stizza. 

"Con gesto lento butta il sottile volumetto nella brace. La brace si arroventa con bagliori foschi, accoglie la sua vittima e risucchia pian piano, fumando, la materia del libro, mentre dalla cenere si levano minuscole fiammelle. I due vecchi le osservano immobili, il fuoco si anima, sembra quasi che si rallegri per quella preda imprevista, ansima, scintilla, la fiamma balza verso l'alto fondendo la ceralacca del sigillo, e il velluto giallo brucia emanando un fumo denso e acre. Una mano invisibile sembra sfogliare le pagine color avorio; d'improvviso tra le fiamme appare la scrittura di Krisztina - le lettere aguzze e sottili vergate un tempo sulla carta da una mano ormai diventata polvere -, poi subito tutto si scompone e si dissolve in cenere come la mano che un tempo riempì quei fogli. Presto non rimane che un mucchietto di braci lucide e nere, come un pezzo di raso del colore del lutto".

Ma cribbio.
Mi sono sorbita il generale che ha parlato senza sosta tutta la notte. Ho atteso che si raccontasse qualcosa di più di questa donna particolare e infelice, che è stata mollata all'improvviso dall'amante partito per i Tropici e alla quale il marito non ha più rivolto parola per otto (OTTO!) anni.
Non sono neanche certa che amasse davvero Konrad, il quale a sua volta probabilmente non amava nessuno al di là di se stesso.
E quando finalmente compare il suo diario, che siamo certi contenga la sua verità e probabilmente anche buona parte della sua anima, voi due, anziani rompiscatole, maschi egoisti ed egocentrici, LO BRUCIATE NEL CAMINO? 
Forse è un problema mio, ma non riesco a ritrovare in questo romanzo la vicenda umana e la storia dell'autore (dolorosa, errante e dal tragico epilogo). 


Le braci, Sándor Márai















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