Seminario sulla ribellione ("Indignazione" di Philip Roth)





Considerato uno dei romanzi minori di Roth, di cui, avverto per correttezza, sono una veneratrice, è stato inaspettatamente bellissimo, sopra le attese. Si tratta di Indignazione.
Il Grande Scrittore Americano non sbaglia un colpo. 
Ha smesso di scrivere (o forse solo di pubblicare) romanzi nel 2012, con un clamoroso addio alla letteratura, all’età di 78 anni. 
Mi piace pensare che la sua astuzia gli abbia suggerito di non lasciare dietro di sé opere meno che superlative, come le dive che si ritirano al culmine della carriera. 

Sia quel che sia, questo romanzo è uno degli ultimi ad essere stato scritto, nel 2008, in quella fase della vita che possiamo definire della saggezza. 
Come in tutte le opere di Roth, il linguaggio è chirurgico: il grande lavoro dell’autore sulle parole e sulle frasi è alla base di un risultato così nitido e asciutto. 
Nella storia di Marcus, che la ripercorre facendoci però sapere già dalle prime pagine di essere morto, traspare in ogni momento la sua indignazione, proprio quella che dà il titolo al romanzo, la sua necessità di ribellarsi (all’affetto soffocante del padre, all’autorità, alla religione) pur essendo convinto e concentrato nel suo percorso di bravo ragazzo dagli ottimi voti.

La sua incontrollata reazione alla paternale del decano del campus universitario, scritta magistralmente attraverso un serratissimo dialogo svetta come una delle migliori parti di tutto il romanzo. Un capolavoro di retorica in poche fulminanti pagine. 

Marcus sarà vittima del suo stesso puntiglio ribelle,  della sua impulsività e delle sue paranoie orgogliose.
Tuttavia rimane un giovane che viene voglia di comprendere, in grado di suscitare anche tenerezza, soprattutto nel momento in cui piomba nella tempesta di un innamoramento che fa crollare le sue certezze.
La storia è ambientata nell’America del 1951, con la guerra di Corea che si staglia minacciosa: l'America del conformismo e del soffocante sistema di regole e convenienze che impone la società benpensante.
Niente a che vedere con Grease o Happy Days, ma più di un legame con Il giovane Holden e la Sylvia Plath de La campana di vetro.



* Indignazione, Philip Roth 


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