Elogio dell'empatia ("Lincoln nel Bardo" di George Saunders)




Di questo libro , negli ultimi mesi, si è parlato fin troppo. 
E’ stato una specie di caso editoriale anche in Italia, credo.
Non conosco i dati di vendita ma ne ho sentito parlare molto prima di poterlo leggere. 
Va anche detto che ha vinto il Man Booker Prize, che è uno dei premi letterari più importanti assegnati in Gran Bretagna ai romanzi di lingua inglese.
Insomma poteva essere il capolavoro o il fenomeno alla moda del momento.
Io non ho titolo per distinguere quale sia il caso di Lincoln nel Bardo, mi limito a dire poche cose, quelle che mi ha suggerito la lettura. 

La forma con cui è scritto è molto originale, forse inizialmente impegnativa perché d’ostacolo a una certa scorrevolezza; ma dopo qualche pagina si dimentica questa costruzione stratificata, fatta di citazioni (alcune vere altre inventate dall’autore), battute in discorso diretto dei vari personaggi, quasi un flusso di coscienza. 
Il dipinto che ne esce è stratificato, corale, ma in ogni caso denso di potente umanità. 
Il fatto storico da cui trae spunto l’autore è la morte di uno dei figli di Abramo Lincoln per febbre tifoidea, Willie di undici anni, che è il Lincoln del titolo.
Il Bardo , secondo il buddismo tibetano, è lo stato intermedio fra la vita e la morte , dove la coscienza si distacca dal corpo ma ne conserva ancora memoria. 
Willie si trova in questo luogo-non luogo, nella notte successiva alla sua morte, notte in cui si narra che il padre, il Presidente degli Stati Uniti che aveva appena dato avvio alla Guerra Civile, tornò alla tomba in cui era stato adagiato e passò la notte con il corpo del figlio ormai gelido fra le braccia.
Intorno a lui perso nel suo dolore, oltre a Willie, una serie di personaggi umanissimi, che indugiano ancora nello stato intermedio fra vita e morte e che non si rassegnano ad abbandonare la vita passata, ricordandone dettagli struggenti, immagini, profumi e suoni delle loro quotidianità ormai perdute.

Alla fine, al di là delle trovate narrative, vi è il senso di profonda empatia che resta dopo la lettura. Verso la nostalgia, i rimpianti e la sofferenza che esprimono i defunti che ancora vagano nel Bardo, con le loro storie umanissime ed evocate per singoli particolari, verso il dolore terribile di un padre che ha perso il figlio e si sente allo stesso tempo gravato di una responsabilità enorme verso i soldati al fronte, verso il suo Paese, verso il popolo nero ingiustamente schiavo. 

Un libro gentile verso il dolore e poetico verso la morte.




* Lincoln nel Bardo , George Saunders


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