Sincerità versus onestà ("Yoga" di Emmanuel Carrère)

 


Carrère è un autore che ha il dono di farsi leggere con la stessa rilassatezza con cui si sta ad ascoltare un amico graziato dal dono dell’affabulazione.

Se non si è infastiditi dalla frammentarietà e dalla sensazione di incompiutezza, “Yoga” è un libro in grado di sollevare temi profondissimi (la meditazione, la morte, la malattia, la solidarietà, la speranza, l’amore, il sesso, il mistero, la famiglia, solo per citarne alcuni) senza che la lettura diventi faticosa, grazie alla grande facilità espressiva (e narrativa) dell’autore, uno degli esponenti più noti e virtuosi della cosiddetta autofiction.

Carrère parla di sé, e del suo sé più fragile e urticante, con una sincerità priva di retorica e con arguzia non scontata: se è artefazione anche questa sincerità continuamente esibita, non lo sapremo forse mai, e in fondo non ci interessa. In letteratura è più interessante il torbido del limpido ( e con questo lascio alla curiosità di chi legge l'approfondimento relativo alle accuse di disonestà intellettuale giunte dalla ex moglie Hélène Devynck, vicenda interessante al di là del gossip, per approfondire la parabola artistica e umana dell'autore).

Resta il leggero fastidio del suo autocompiacimento ma è un elemento preventivato. L’ego di Carrère, in fondo, è Carrère stesso. Lo si legge anche per questo.

Molto belle le pagine dedicate a esemplificare i concetti di yin e yang, e allo yoga come pratica e filosofia di conciliazione di questi due poli: un po’ il distillato che mi porto a casa da questa lettura.

* Yoga di Emmanuel Carrère, Adelphi 2021.

 



 

 

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