Scappa scappa monellaccio (“Haarmann. Storia di un lupo mannaro” di Theodor Lessing)




Ho scelto consapevolmente di calarmi nel buio di questo libro proseguendo la mia personale conoscenza di un autore come Vitaliano Trevisan (qui il post dedicato a lui): è infatti un libro citato in un suo romanzo, quando il protagonista subisce una perquisizione e il commissario che vede questo libro nella sua libreria alimenta un suo pregiudizio e i suoi sospetti.
Ovviamente la curiosità di leggerlo è stata fortissima, una nuova porta si apriva verso la testa di Trevisan.

Ma al di là del gancio, la storia è densa di elementi su cui meditare:
  1. l’autore, Theodor Lessing, filosofo, psicologo, socialista, nietzscheano, ebreo, acutissimo critico della società tedesca dell’epoca, fuggì in esilio in Cecoslovacchia ma fu ugualmente raggiunto da sicari nazisti che lo uccisero nel 1933 (dopo che il Reich aveva messo sulla sua testa una taglia di 80mila marchi). Presente in aula a tutte le udienze del processo a carico di Fritz Haarmann, serial killer che fu soprannominato “il licantropo di Hannover” per l’efferatezza dei suoi delitti. Ne scrisse per i giornali dell’epoca e ne trasse questo libro sulla vicenda, una specie di “Compulsion” tedesco (per il post vedi qui), con qualche riflessione che rammenta anche “A sangue freddo” di Truman Capote e "La città dei vivi" di Nicola Lagioia (qui il post). Sottolineò pervicacemente come durante il processo, che creò molto interesse e molta tensione anche politica, si prestasse molta attenzione a scagionare la polizia di Hannover da ogni accusa di negligenza o incuria.
  2. il protagonista, Fritz Haarmann, l’esemplare più inquietante di come possa incarnarsi la “banalità del male” in un uomo qualunque, dominato da istinti di sadismo e volontà di annientamento, privo di struttura morale ma favorito nei suoi delitti da una sorta di tolleranza delle stesse forze dell’ordine, che di lui si servivano, in un contesto sociale sordido e miserabile. Solo quando emersero palesi le prove dei suoi delitti, dopo mesi e anni di attività incontrastata, fu arrestato e processato per gli omicidi che si riuscì a verificare e a ricostruire: 24 condanne a morte per l’uccisione di 24 giovani e adolescenti. Pena eseguita attraverso decapitazione nel 1925.
  3. la città, Hannover, vera co-protagonista della vicenda, con il fiume Leine da cui emergono i teschi e le ossa delle vittime, i vicoli sudici e le locande equivoche, le case lerce, i sottoscala bui e le mosche che si aggirano intorno a carne putrescente, le stazioni ferroviarie come luoghi pericolosi, teatro di compravendita di corpi, macellerie a cielo aperto. Una Germania degli anni della Repubblica di Weimar in cui la povertà incancreniva ogni valore, alimentava vagabondaggi e crimini, mercato nero e prostituzione minorile.
  4. La vicenda, sanguinosa e abominevole, ispirò anche Fritz Lang, regista del capolavoro cinematografico espressionista “M. Il mostro di Düsseldorf”, dove convergono le storie di Fritz Haarmann, il Licantropo di Hannover,  e anche quella di Peter Kürten, meglio noto come Il Vampiro di Düsseldorf.

L'assassino depone: «Non avevo intenzione di uccidere quei giovani. Capitava sempre che dei ragazzi mi venissero dietro. Io volevo proteggerli da me, lo sapevo: se mi riprende la luna, succede qualcosa. […] Quando ero su di giri, li mordevo e mi attaccavo a loro con la bocca come una sanguisuga. […] Stringevo tra i denti il loro pomo d'Adamo e intanto li strangolavo, li strozzavo con le mie mani. Poi mi accasciavo sul cadavere. Dopo mi facevo un caffè nero.»”
[Deposizione di Fritz Haarmann, in Haarmann. Storia di un lupo mannaro, di Theodor Lessing]

Bonus track :
"Scappa scappa monellaccio"
 



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