Donne che fanno la guerra (“Settimana Nera” di Enrico Emanuelli e “Il Re Ombra” di Maaza Mengiste).

 


Mi piace mettere insieme questi due libri, perché li ho letti in sequenza e perché mostrano due raffigurazioni molto diverse del colonialismo italiano in Africa.

Settimana Nera” è ambientato in Somalia, a Mogadiscio e dintorni, negli anni Cinquanta . Gli italiani sono ancora lì e anche se non si tratta più di una colonia, il clima sociale riflette ancora la intollerabile protervia di chi si sente padrone, soprattutto verso le donne, ma non solo.
E’ la storia di un’ossessione erotica, raccontata con una certa ingenuità: c’è l’intenzione di fare forse i conti con il passato coloniale italiano, c’è un po’ di morbosità, ma non si esce da un sostanziale "pensiero bianco", non si concede a nessuno dei personaggi somali la dignità intellettuale, ma li si dota solo di un misterioso silenzio resistente.
E’ comunque comprensibile, il libro è stato scritto nel 1961 da un giornalista che, pur animato da buone intenzioni, non era così “moderno” da sollecitare una riflessione critica davvero evoluta sul colonialismo, sulla dominazione bianca, sulla violenza sessuale e sulla schiavitù, sulla doppia morale e sulla normalizzazione dello stupro.
L’atmosfera noir, il clima di perversione e sopraffazione, lo stile datato sono in grado di evocare un mondo, anche letterario, che ha comunque il suo fascino.

Il Re Ombra” invece ci trasporta a 15 anni prima, nel 1935, quando Mussolini ordina l’invasione dell’Etiopia, quando i fascisti si impossessano del paese, costringendo all’esilio fino al 1941 il Negus Hailé Selassié , macchiandosi di numerosi crimini e uccisioni sommarie, anche attraverso l’utilizzo di gas tossici come l’iprite.
Siamo di fronte a un’opera completamente diversa, dove la Storia viene descritta in modo polifonico e senza semplificazioni. Il popolo invaso non è solo vittima e il popolo invasore non è solo carnefice: è proprio per questo che la memoria dei fatti assume credibilità e può ambire a un racconto condiviso.
E’ una guerra dove le donne non sono sommerse nel nulla, ma assumono ruoli protagonisti, attraverso il proprio corpo, vero e proprio campo di battaglia.
Hirut e Aster sono due figure epiche di donne combattenti, fatte di rabbia e coraggio: quanta differenza con Regina, la misteriosa bellissima e silenziosa somala in "Settimana Nera".
Ma non meno simbolica è la figura del fotografo di guerra, Ettore Navarra, che fissa le immagini della guerra per farne propaganda e retorica fascista, per scoprirsene poi a sua volta vittima, in quanto ebreo.

E’ un romanzo tratti lirico, sempre eroico ed epico. Anche se Maaza Menghiste, scrittrice etiope, sembra a tratti eccessivamente “americanizzata”, ha sicuramente dato vita a un preziosissimo contro-racconto della storia: “Ciò che sono arrivata a capire è questo: la storia militare è sempre stata una storia maschile, ma ciò non è vero per l’Etiopia, e non è mai stato vero in nessuna forma di lotta. Le donne ci sono state, noi ci siamo ora”.

Sono evidenti le polarità fra i due racconti, fra due modi di raccontare le donne colonizzate: in un caso creature silenziate e corpi oggettivati nella sola sfera sessuale, nell’altro soggetto motore della storia e corpi pienamente politici, ancorché violati.


*Settimana nera, Enrico Emanuelli

*Il Re Ombra, Maaza Mengiste


          



N.B. 
Maaza Mengiste ha dato vita ad un archivio fotografico online della guerra italo-etiopica del 1935-41, il Project3541, che raccoglie fotografie provenienti per lo più da collezioni private, inclusa la sua.
Anche questa iniziativa, insieme al suo lavoro letterario e di ricerca, contribuisce al riaffioramento di un capitolo della Storia trascurato e spesso negato, come quello delle guerre coloniali fasciste.



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