Più amara della morte (“La donna gelata” di Annie Ernaux)



Annie Ernaux prosegue con il suo viaggio letterario autobiografico, un viaggio senza finzioni e senza sconti, dove la sua vita appare allo stesso tempo scarnificata e vestita di poesia.

La donna gelata” non è tra le sue opere lette finora che mi hanno catturato maggiormente: ricordo di essere rimasta molto più avvolta da “Il posto” e da “Gli anni”.

Ma la significanza di tutto il libro va oltre la fascinazione che può aver esercitato a prima vista : mi sono infatti convinta che non mi abbia catturato come gli altri perché ne ho percepito la terribile verità, ancora attuale, pur con gli innegabili avanzamenti che tutte noi abbiamo potuto registrare negli anni.

Annie Ernaux mi ha fatto sentire pesante ogni singola scelta obbligata che ancora ti investe solo perché sei una donna. Non importa se sei una intellettuale, una lavoratrice, una sposa o una mamma.

Per te non è consentito il tempo dilatato, unico vero prezioso gioiello che varrebbe la pena di farsi regalare, perché per te esiste sempre il “tempo ingombro di incombenze”.

A pranzo, la sera, il sabato e la domenica, lui ritrova il tempo dilatato, legge Le Monde, ascolta dischi, sistema la scacchiera, si annoia persino. […] Per me ormai esiste un tempo uniformemente ingombro delle più disparate incombenze. Separare i panni da lavare, ricucire il bottone a una camicia, la visita dal pediatra, è finito lo zucchero. Una lista che non ha mai emozionato né divertito nessuno”.

Non alleggerisce il peso Annie Ernaux, non dà scampo e non indulge né in vittimismo né in sensi di colpa.

Dopo “Memorie di ragazza” (qui il post) è finita l’epoca del sogno, della disponibilità di tempo, dei pensieri infiniti e dei silenzi inquieti: la donna gelata è quella che “scende una scala con riluttanza”, che abbandona uno per volta i suoi desideri, li accantona, li relativizza, fino a smettere di desiderare, come una statua di ghiaccio.

Tra gli altri, torna nuovamente (dopo "Una donna", a lei dedicato, vedi qui) , descritta con l’incantesimo di bambina che l’autrice non riesce a nascondere, la meravigliosa figura della madre, la donna atipica, quella che si occupa del negozio, che non cucina e che ha la casa un po’ impolverata e sporca. Quella pratica, frettolosa, un po’ burbera, quella diversa dalle altre.

Insieme alle zie, alle amiche e alle altre figure femminili che spesso compaiono anche solo per un breve ricordo, compone una galleria di donne che seppur diverse o apparentemente estranee, percepiamo legate dalla rassegnata accettazione di un destino comune che le rende non sorelle ma complici, senza retoriche né compiacimenti.


*Annie Ernaux, La donna gelata 

 


 

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