La mensa del Lupo (“Le assaggiatrici” di Rosella Postorino)

 


E’ stato un caso editoriale, ha stravinto anche il Campiello (nel 2018) e lo abbiamo visto comparire ovunque, grazie anche alla potenza di fuoco di un editore come Feltrinelli che ha molto investito nel lancio di quest’opera.
Un romanzo che tutto sommato aveva molti ingredienti adatti a favorirne il successo: giovane scrittrice (che fa la editor per Einaudi), tema di sicuro interesse (Hitler, le sue morbose manie e le sue paranoie ossessive), realismo (la storia è ispirata alla vicenda reale di una delle cosiddette “assaggiatrici” del Füher, Margot Wölk).

Siamo nel paese di Gross-Partsch, nella Prussia oggi polacca: poco distante vi è la “Tana del lupo” di Hitler, dove egli vive nascosto e terrorizzato dalla possibilità di essere avvelenato. Dieci donne tedesche ricevono un’offerta di lavoro che non possono rifiutare: assaggiare i 3 pasti quotidiani di Hitler, per verificare che non siano stati contaminati o avvelenati.

L’atmosfera è soffocante, per le assaggiatrici e per chi legge: c’è un senso di minaccia incombente che non sparisce mai, neanche quando il desiderio di corpi giovani esplode, incontrollato e sempre violento, anche nella passione reciproca.

Per quello che mi riguarda devo rilevare che, nonostante i presupposti, non siamo davanti a una prova convincente, anche se riconosco una quota di indubbio valore al romanzo e all’autrice.
La sua esplorazione nel territorio grigio tra il Bene e il Male non riesce , a mio parere, a uscire da una certa maniera: penso ad esempio a “Suite Francese” di Irene Nemirovski , a “La scelta di Sophie” di William Styron (qui il post), e non ci ritrovo la stessa struggente passione, la stessa originalità.

Le assaggiatrici” resta un piatto freddo.


* Le assaggiatrici, Rosella Postorino 

 


 


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