Un grande spirito (“I fratelli Karamazov” di Fëdor Michailovič Dostoevskij)
C’è naturalmente imbarazzo da parte mia a dire alcunché su questo romanzo-mondo, non credo di essere capace in poche battute di dare una descrizione sufficiente del viaggio che regala la lettura de “I fratelli Karamazov". Spero solo di convincere qualcuno a leggerlo, se non l’ha fatto.
Trovo quasi incredibile che una persona come Dostoevskij sia realmente vissuta (e guardare le sue foto e trovarlo somigliante a Leonardo di Caprio non mi aiuta): la sua stessa vita è un capolavoro, i suoi romanzi sono vere e proprie manifestazioni del sublime dinamico, leggerlo rappresenta amplificare il proprio mappamondo emotivo.
Aveva 28 anni quando ha guardato di fronte a sé un plotone di esecuzione, per poi trascorrere 4 anni in una prigione in Siberia.
Dostoevskij è un uomo (anzi solo un ragazzo) che riesce a scrivere queste parole al fratello, mentre lo stanno spedendo in una fortezza-galera che assomiglia all’inferno (la “casa dei morti” di cui scriverà poi) : “La vita è dappertutto, la vita è in noi stessi e non fuori di noi. Accanto a me ci saranno sempre degli esseri umani, ed essere uomo tra gli uomini e restarlo sempre, in nessuna sventura avvilirsi, o perdersi d’animo: ecco in cosa consiste la vita, ecco il suo compito. Ne ho preso coscienza ora. Questa idea è entrata nella mia carne e nel mio sangue”.
I fratelli Karamazov sono pazzeschi come il loro autore, contemporaneamente santi e immorali, pazzi e geniali: così potenti nel carattere da fondare una vera a propria estetica karamazoviana.
Karamazoviano è l’istinto di autodistruzione, l’orgoglio, il labirinto intellettuale, karamazoviana è la passione, la vendetta, la fede, l’intelligenza, la follia.
Tra caso e necessità si insinua la libertà: Dimitrij Karamazov ne pagherà il prezzo, mentre Ivan Karamazov sacrificherà il proprio senno al desiderio, e solo Aleksej Karamazov troverà nella fiducia verso il futuro la propria scialuppa di salvataggio.
E’ un mondo bellissimo costellato di personaggi meravigliosi “I fratelli Karamazov”, ma è soprattutto una specchio magico verso il futuro, per la modernità stupefacente che emana ad ogni pagina.
Tra caso e necessità si insinua la libertà: Dimitrij Karamazov ne pagherà il prezzo, mentre Ivan Karamazov sacrificherà il proprio senno al desiderio, e solo Aleksej Karamazov troverà nella fiducia verso il futuro la propria scialuppa di salvataggio.
E’ un mondo bellissimo costellato di personaggi meravigliosi “I fratelli Karamazov”, ma è soprattutto una specchio magico verso il futuro, per la modernità stupefacente che emana ad ogni pagina.
Non è forse una specie di “Perry Mason” tutto il processo a Mitja? E il capitolo sul Grande Inquisitore non fa forse già intravedere Borges?
Non c’è scampo. Dostoevskij è una giostra dalla quale non si scende più.
Non c’è scampo. Dostoevskij è una giostra dalla quale non si scende più.
Quindi, avanti. La Russia attende.
* Fëdor Michailovič Dostoevskij, I Fratelli Karamazov (ediz Garzanti, traduzione di Fausto Malcovati).
Ps:
“Poi accadde. Una sera, mentre la pioggia batteva sul tetto spiovente della cucina, un grande spirito scivolò per sempre nella mia vita. Reggevo il suo libro tra le mani e tremavo mentre mi parlava dell’uomo e del mondo, d’amore e di saggezza, di delitto e di castigo, e capii che non sarei mai piú stato lo stesso. Il suo nome era Fëdor Michailovič Dostoevskij. Ne sapeva piú lui di padri e figli di qualsiasi uomo al mondo, e cosí di fratelli e sorelle, di preti e mascalzoni, di colpa e di innocenza. Dostoevskij mi cambiò. L’idiota, I demoni, I fratelli Karamazov, Il giocatore. Mi rivoltò come un guanto. Capii che potevo respirare, potevo vedere orizzonti invisibili”.
John Fante, La confraternita dell’uva .
"«Dostoevskij è morto» «Protesto! Dostoevskij è immortale!»”
Michail Afanas'evič Bulgakov, Il Maestro e Margherita
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