Immacolati silenzi (“Notturno cileno” di Roberto Bolaño)

 


La mia scoperta di Bolaño comincia con questo romanzo.

Qualcuno mi ha detto che non è il suo migliore, e probabilmente è così, ma è stata in ogni caso un’esperienza di lettura non neutra.

E’ un libro oscuro, notturno come dal titolo, dove è quasi fisica la sensazione di una carenza di ossigeno, soprattutto nella prima metà, caratterizzata da un andamento simile al flusso di coscienza, un monologo interiore scarno di punteggiatura.

E’ la parte più dura da affrontare, ma anche la più stupefacente per me: impossibile distogliere gli occhi dalla pagina, anche nello smarrimento provocato da una vicenda ancora misteriosa, da un discorso complesso e da una sintassi fluviale.

Possibile che si riesca ad esserne così catturati? Probabilmente è qui che risiede la grande genialità di Bolaño, la sua maestria e la sua vocazione ad essere pietra miliare della letteratura contemporanea.

E' una confessione sul letto di morte, con la sincerità devastante di un intellettuale che si alza sul gomito e comincia a raccontare, senza nascondere il peggio, fino a lasciar scatenare la “tempesta di merda” (cit.) .

Padre Sebastián Urrutia Lacroix, prelato dell’Opus Dei, ha di fronte un misterioso “giovane invecchiato” che lo crocifigge con lo sguardo e lo incalza silenzioso, mentre lui racconta e racconta, introducendo personaggi, come Neruda, Jünger, Pinochet, insieme a persone anonime, ma non meno potenti.  

Ci sono vicende arcane, scenari originalissimi e iconici, oracoli e simbologie più evidenti: inizialmente sembra di smarrirsi e di non capire ma incredibilmente si legge con soddisfazione, non si pensa mai di mollare.
E’ questa inspiegabile formula magica che mi lascia muta di ammirazione verso questo scrittore, morto troppo giovane per non essere caro agli Dei: sarà il lessico, la costruzione delle frasi, lo stile più in generale, ma per qualche misterioso motivo il senso di ciò che si legge emerge dentro con chiarezza, come se non passasse dalla parte raziocinante ma da altre vie.

Si intuisce un messaggio, una tesi morale, senza però che si imponga fino a diventare giudizio: l’indifferenza degli intellettuali, l’ambiguità delle gerarchie ecclesiastiche, ma anche l'oscillazione lancinante fra bene e male, la zona d’ombra che diventa dubbio. 

Un romanzo politico forse, ma non del tutto, anche se la recente storia cilena, ancora tutta da espiare, risale dalle cantine insieme allo strazio delle torture ai desparecidos e alla brutalità di una perversione collettiva mai davvero affrontata fino in fondo.


* Roberto Bolaño, Notturno Cileno




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