Un dio è l'uomo quando sogna (“Il primo maestro” di Tschingis Aitmatov)




Andando alla ricerca di letterature che ci permettessero di sfuggire al dominio occidentale (e soprattutto americano), abbiamo scoperto un piccolo luminoso gioiello.
Grazie al suggerimento di un compagno di letture (il mio Gruppo di Lettura è piccolo, ma vivo e sfidante) ho letto questo romanzo, del più grande scrittore kirghiso, Tschingis Aitmatov, che è stato ministro con Gorbacëv, ambasciatore del Kirghizistan in Lussemburgo e in Belgio, pioniere di battaglie ambientaliste e pacifiste, nonché sostenitore delle minoranze etniche.
E’ un personaggio epico, lui prima ancora dei personaggi dei suoi romanzi. 

“Il primo maestro” è un romanzo breve, concentrato di lirismo ma anche di tenerezza, dramma, passione.
La storia di Djujšen e Altynaj offre tanti sentieri al pensiero: la grande importanza della scuola e dell’istruzione, il sentimento che lega le persone attraverso i loro sogni, il contrasto tra un passato conservatore e a volte bestiale e un’idea di futuro fatta di cambiamento e uguaglianza, la presenza muta e poetica di una natura ostile e bellissima insieme, la dolcezza del ricordo, la forza e il coraggio che danno gli ideali, la libertà e l'avventura.

C’è un passo che, attraverso l’arrivo della primavera, descrive in modo perfetto e commovente lo stato d’animo della quindicenne Altynaj, che si sente innamorata della vita e pronta a spiccare il volo, grazie al maestro che ha fatto intravedere a questi bambini di un villaggio remoto il potere rivoluzionario del sapere. Lo riporto, perché vale come invito alla lettura di questo prezioso libro. 

L’inverno migrò oltre il valico. Già la primavera si spingeva davanti le sue mandrie azzurrine. Dalle pianure che si erano disgelate e gonfiate fluirono verso le montagne tiepide correnti d’aria. Portavano con sé lo spirito primaverile della terra, l’odore del latte munto di fresco. Già si scioglievano i cumuli di neve, e si muovevano i ghiacci sulle montagne, e strimpellavano i ruscelletti, e poi, riunendosi durante il cammino, scrosciavano come torrenti fragorosi e travolgenti, che riempivano di chiasso le gole erose.
Forse fu quella la prima primavera della mia giovinezza. In ogni caso mi sembrava più bella delle primavere precedenti.
Dal poggio, su cui stava la nostra scuola, si apriva alla vista il meraviglioso mondo primaverile. La terra, come stendendo le braccia, scendeva di corsa dalle montagne e, senza riuscire a trattenersi, si lanciava nelle lontane steppe scintillanti d’argento abbracciate dal sole e da una leggera, trasparente foschia. Da qualche parte in capo al mondo azzurreggiavano laghetti di neve sciolta, da qualche parte in capo al mondo volavano in cielo gli aironi, portando sulle proprie ali le bianche nuvole. Da dove arrivavano in volo gli aironi e verso che luogo chiamavano il cuore con quelle voci così ansiose, così risonanti?”.

E con questa immagine, Altynaj mi è apparsa sorella di Holden Caulfield, che si chiedeva dove vanno le anatre di Central Park in inverno, quando il laghetto ghiaccia. 
Il cerchio, almeno nella mia testa, si è chiuso.

(Ps: di questo libro, nel 1965, Andrej Končalovskij fece un film, che consentì all'attrice che impersonava Altynaj, Natalya Arinbasarova, di conquistare la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile).


* Tschingis Aitmatov , Il primo maestro.




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