Spazi confinati (“Ossigeno” di Sasha Naspini)

 


Una lettura cupa, dove la cosa che sembra mancare proprio di più è l’ossigeno, e in questo si esprime anche la bravura dell’autore nell’indovinare il titolo.

Se escludiamo il fatto che non ho particolarmente amato il finale né l’espediente un po' scontato di narrare la vicenda dai diversi punti di vista di protagonisti e comprimari (alcuni meglio riusciti, altri meno), mi è parso comunque un romanzo che vale la pena leggere, anche se qualcuno dice che non è il migliore di Naspini.

Io, per ora, ho letto solo questo.

Si parla di una storia terribile: uno stimato professore che si scopre essere un mostro, che ha sequestrato per lungo tempo, torturato, ucciso e occultato un numero imprecisato di bambine. Di lui sappiamo poco, pochissimo: la storia è in realtà quella di Laura, ritrovata viva dopo 14 anni nelle mani del mostro, del figlio del mostro, di altre persone che con loro due hanno a che fare.

Dopo poche pagine ho subito ritrovato nella memoria il romanzo di Emma Donoghue, “Stanza, letto, armadio, specchio” (e il bellissimo film “Room” di Lenny Abrahamson, che dal romanzo è tratto): vicende simili, romanzi molto diversi. Tra i due ho preferito Emma Donoghue, ma questo non significa che non abbia colto in “Ossigeno” alcuni elementi che mi hanno colpito.

Il capitolo narrato dalla madre di Laura, ad esempio, a mio parere di gran lunga il migliore, il più ispirato.

Purtroppo non ho percepito un livello costante in tutto il libro, e la trovata narrativa in alcuni momenti sembra oscurare l’approfondimento di senso che l’autore inserisce spesso nella narrazione.

Un po’ come se il genere (noir in questo caso) avesse cannibalizzato il messaggio , che pure c’è, ed è potente : “chi ha rinchiuso chi?”. 


* Ossigeno, Sasha Naspini




 

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