Una vestaglia rossa per morire ("La vita davanti a sé" di Romain Gary)




E' un'epoca di grande difficoltà nel leggere e ancora più grande difficoltà nello scrivere.

Pur tuttavia, sono giunta a fine di questo romanzo, che avevo in animo di leggere da tempo.

Pazienza se il mio commento sarà breve e poco meditato. Son tempi afasici.

Romain Gary si è tolto la vita nel 1980, con una vestaglia di seta rossa appena acquistata, affinché non fosse troppo oscena la vista del sangue, dato che aveva deciso di spararsi un colpo di pistola in testa.

Ha lasciato un biglietto con scritto : «Nessun rapporto con Jean Seberg. I patiti dei cuori infranti sono pregati di rivolgersi altrove» .

Subito, anzi prima di subito, ho pensato a Cesare Pavese ("non fate troppi pettegolezzi"), e questo è bastato per spingermi a leggere il libro più noto di questo autore.

Per completezza, Jean Seberg era la sua giovane ex moglie, attrice, morta suicida l'anno prima (trovata nuda e sbronza dentro un'automobile).
La stessa biografia di Gary sembra uscita dalla penna di uno scrittore: misteri, fascino, avventure. 

Ma il romanzo, per quanto molto lodato, non mi ha colpito al cuore.

Eppure i temi ci sono tutti : emarginazione, amore che supera ogni barriera, voglia di vivere, innocenza perduta, colore e banlieue parigina.

Tantissimi spunti molto validi (numerosi i personaggi almodovariani, tra il tragico e il divertito, come la trans Lola, il protettore N’Da Amédée, il venditore di tappeti Hamil), che però restano calligrafici.

Il tentativo di simulare il linguaggio di un ragazzino arabo come Momò, orfano di madre prostituta e affidato a Rosa, ex prostituta ebrea scampata all'Olocausto, risulta datato, anche se fra i pensieri di Momò si annidano di quando in quando perle preziose.

L'amore di Momò per Madame Rosa supera anche la morte e annulla il degrado della vecchiaia emarginata.
Ho trovato commovente questa specie di battaglia viscerale contro l'accanimento terapeutico, tema quantomai attuale anche ai giorni nostri.
C'è la furbizia ingenua di un ragazzino abituato ad arrangiarsi (e mi viene in mente Pin, de "Il sentiero dei nidi di ragno" di Calvino), c'è un poetico amore per la vecchiaia , una struggente fame di vita e un messaggio di solidarietà fra emarginati che inevitabilmente catturano il lettore.

Probabilmente però (e me ne dispiace) sarà uno di quei libri che dimenticherò.

* La vita davanti a sé, Romain Gary


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