Estasi è donna ("Io, Partenope" di Sebastiano Vassalli)





Come ho già avuto modo di raccontare qui, la figura di Sebastiano Vassalli mi ha molto affascinato, sia per l'estrema nitidezza dello scrivere sia per l'ombrosità del carattere.

Da tempo ero quindi interessata a capire se, al di là del suo capolavoro (La chimera), il suo talento si fosse manifestato anche in altri modi, in altre storie.

Qui, come ne La chimera, la ricostruzione storica è precisissima, anche se meno palese, meno esplicitata nello sviluppo della narrazione.
Il periodo in cui si svolge la vicenda di Giulia Di Marco, Suor Partenope, è il primo Seicento, epoca
di luci abbaglianti e tenebre oscurissime.
Il riferimento iconografico è il meraviglioso gruppo scultoreo del Bernini , "L'estasi di Santa Teresa", di cui si dice che Giulia Di Marco fu ispiratrice e virtuale modella.

La storia di Suor Partenope è avvincente, cinematografica, se non altro nella prima parte, dedicata alla sua infanzia molisana e alla sua ascesa in una Napoli mistica e pagana insieme.
Una donna che incarna la modernità e che per questo viene combattuta dal potere ecclesiastico: troppo eversivo il suo messaggio, inaccettabile poi che venga veicolato da una donna.

Secondo le parole dello stesso Vassalli, Io, Partenope è la parte conclusiva di un viaggio letterario lungo tutta la penisola italiana, narrata dal basso, dalle oscurità storiche che hanno determinato il nostro presente.

Questo romanzo, uscito dopo la sua morte e da qualcuno definito (con esagerazione a mio parere) il suo testamento spirituale, sconta forse la mancanza di una sua accurata revisione: la parte finale soffre di una certa lungaggine, come se si prolungasse all'eccesso la vicenda, come se si avesse a noia il fatto di dover abbandonare la penna.
Le vicende romane di Giulia Di Marco non possiedono , nel romanzo, lo stesso mordente di quelle iniziali, collocate prima del processo dell'Inquisizione Romana e dell'abiura.
Peccato, perché la Roma Barocca offre un fondale sontuoso e probabilmente avrebbe consentito all'autore, se avesse potuto terminare il suo lavoro, una prova eccelsa.

Meno superbo e meno affascinante de La chimera, ma senza dubbio un'ulteriore testimonanza del talento di Vassalli, che ormai annovero nel ristretto gruppo di quegli autori dei quali mi sento un po' orfana.

* Io, Partenope, Sebastiano Vassalli 



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