Confusa e infelice (“La grande casa” di Nicole Krauss)



Avrei dovuto diffidare subito, fin dalla copertina che riportava una frase del New York Press riferita all’autrice come “la più probabile erede di Philip Roth”.

Bum!

Se fossi meno ingenua avrei controllato e scoperto che il New York Press era un tabloid a distribuzione gratuita che si trovava nelle metropolitane e nei locali newyorkesi fino al 2011 (mentre oggi esiste solo in versione on line). Insomma non esattamente il “New Yorker” o il “New York Times” … e forse la casa editrice (Guanda) ci ha giocato un po’.

Per fortuna ho scoperto solo dopo aver letto il libro che Nicole Krauss è stata per 10 anni la moglie di Jonathan Safran Foer (qualcuno ha visto nel romanzo “Eccomi” un accenno alla loro separazione. Per inciso mi era piaciuto): forse avrebbe influenzato il mio pensiero, non so. Meglio aver evitato.

In ogni caso il curriculum dell’autrice è di tutto rispetto, ma ho trovato questo romanzo sconclusionato e in parte noioso.

L’escamotage della misteriosa scrivania piena di cassetti che appare e scompare come una specie di fiume carsico a tenere insieme vicende lontane è valido, ma non se ne coglie il senso per come viene inserito nel romanzo. Quattro vicende, quattro città (Gerusalemme, New York, Londra e Budapest) che non vengono efficacemente collegate l’una all’altra, sono spesso poco sviluppate e forse affrettate.

Bella la vicenda tra padre e figlio in Israele, vittime della loro stessa incomunicabilità, così come la storia di Lotte e del suo segreto inconfessabile, che emerge solo dopo che l’Alzheimer ha cancellato le sue censure:perché non concentrarsi su queste storie, sviluppandole di più e meglio?

Forse è un limite mio ma davvero non ho capito in più di una occasione il perché di certe scelte.

Il tutto è poi espresso in un linguaggio accurato ma a tratti pesante e oscuro, in un modo che non aiuta a valorizzare la tragicità di certe vicende.

Tenere insieme la persecuzione nazista, la diaspora ebraica, la dittatura cilena di Pinochet, non era certo cosa facile.

Peccato perché la bravura e la sensibilità nel delineare sentimenti e rapporti familiari risulta alla fine un po’ sprecata all’interno di una vicenda fumosa e slegata.


*La grande casa, Nicole Krauss



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