Genealogica ("Il caos da cui veniamo" di Tiffany McDaniel)





Continuano, forse in maniera freudiana, le mie incursioni di lettrice nel mondo delle famiglie disfunzionali/sconclusionate/tossiche/surreali.
Lo devo ammettere: tutto sommato comincio a stancarmi di queste scrittrici americane che si salvano da famiglie semi-criminali (me ne vengono in mente almeno altre due: vedi qui, e anche qui).

Tralasciando per il romanzo in questione il tema della credibilità, o almeno della verosimiglianza, cerco di concentrarmi di più sulle cose che ho apprezzato.

Non ho (ancora) letto l'esordio dell'autrice, "L'estate che sciolse ogni cosa", che è stato un caso letterario e ha fatto conoscere Tiffany McDaniel anche in Italia, per cui mi baso solo su questo memoir letterario che si ispira alla famiglia della madre dell'autrice, Bitty Lazarus.

I Lazarus sono personaggi singolari, in cui il confine fra bene e male è spesso molto labile. Non tutti sono carnefici ma di sicuro tutti sono vittime. Si passa dalla pedofilia incestuosa all'incesto semplice, dall'infanticidio allo spiaccicamento di gattini, fino al femminicidio vero e proprio.

Potrebbe mancare il respiro invece la naturalezza con cui la stessa Bitty racconta il susseguirsi delle vicende familiari, in qualche modo rende tollerabile la coesistenza di tali spregevoli azioni con la dolcezza infinita delle storie di Landon Lazarus, il padre, un nativo americano sognatore e filosofo della natura, Grande Protettore di Bitty e in fondo l'unico uomo "buono" di tutta la storia.

Alcune vicende sanno di realismo magico sudamericano, ma è solo l'illusione di un attimo : si ripiomba subito nell'Ohio e nella polvere dell'America profonda, sadica e violenta.

Tutti lavorano e si fanno il mazzo nella famiglia Lazarus, alcuni muoiono innocenti, altri continuano a vivere nell'inferno, insieme ai loro demoni personali.

Bitty però ci sa fare con le parole (così nature, senza grandi sforzi di studio, come sempre nell'America delle immense possibilità) e sarà poetessa, proprio come il padre avrebbe voluto, per eternare il suo talento di cantastorie attraverso la figlia.

Non è Cavallo Pazzo ma resta lui l'unico personaggio che mi ha commosso.

E io non mi sono sentita di fronte a un capolavoro, ma ho apprezzato la fantasia nel tratteggio delle figure, anche quelle secondarie, e qualche incursione nel lirismo più riuscita fra le altre.


* Il caos da cui veniamo, Tiffany McDaniel




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