No rain no flowers ("La morte del padre" di Karl Ove Knausgård)



Il consiglio di intraprendere la lunga e oscura strada che si addentra nell'opera di Knausgård mi è giunto da un valoroso amico di letture, che come me ama il vagabondaggio fra i libri.

Intanto voglio subito ringraziarlo: forse senza il suo suggerimento non avrei scoperto questo autore, o forse ci sarei arrivata chissà fra quanto tempo, perdendo quella sensazione di necessità che mi ha dato la lettura di questo libro.

"Necessità" nel senso che era una lettura necessaria in questa fase della mia vita. E questa è una condizione irripetibile, perché le cose fluiscono e non ci sarà mai più un momento così perfetto.

Ma per restare più concreti e non scivolare troppo sul privato, dico anche che: "adulto è colui che smette di cercare i propri genitori ovunque, e ciò che loro non hanno saputo o potuto dare" **.

In questo primo volume della monumentale autobiografia di Knausgård (che si compone di sei volumi, di cui per ora solo 5 tradotti e pubblicati in italiano), veniamo subito introdotti nel cuore del rito di passaggio : occuparsi della morte del padre, sommersi dai ricordi e dall'incombere del presente, è per antonomasia il momento in cui è necessario diventare adulti.

Ma non si pensi che "La morte del padre" sia così semplificabile: personalmente sono ancora dentro al groviglio di sincerità, malinconia, dolore, lacrime, egoismo, miseria, solitudine, tenerezza, rimpianto, che le pagine di Knausgård hanno costruito nella mia esperienza di lettura.

Mi sono persa nelle sue digressioni, ho pensato alle sue scelte, ho immaginato il freddo delle sue passeggiate, la luce dei suoi paesaggi, l'odore delle case che descrive.

E' una vita che commuove la sua, perché Karl Ove Knausgård la racconta senza alcun abbellimento, senza filtri letterari, con una sincerità a volte fastidiosa. Perché si racconta anche nelle cose stupide o egoiste che fa. Perché non moraleggia. Ma commuove anche perché non risulta per niente simpatico, anzi.

Credo che sia particolarmente sorprendente riuscire a sentirsi commosse da un autore che non desta molta empatia. Ma è ciò che mi è successo e questo già mi fa credere che nei prossimi cinque volumi potrei trovare altre sorprese , non necessariamente positive si intende.

Per cui avanti, di necessità.

* La morte del padre, Karl Ove Knausgård

** (Janusz Korczak, pedagogo, scrittore e medico polacco, frase raccolta su Internet) 









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