Libera di essere diversa (“La straniera” di Claudia Durastanti)












Mi sono messa a leggere “La straniera” di Claudia Durastanti con un certo piacere, perché è una giovane scrittrice e talentuosa, perché mi potevo poi vantare di aver letto almeno uno dei finalisti al Premio Strega di quest’anno (e non avevo tuttavia intenzione di leggere Missiroli), e perché dalle poche sintesi lette in giro, mi piaceva il tema del libro, in gran parte incentrato sulla diversità.

Si tratta (come spesso mi capita di prediligere ormai da tempo) di una storia familiare, di una famiglia sconclusionata: quella formata dei genitori dell’autrice, sordomuti, scalpitanti e complicati.

E’ iniziata benissimo la mia avventura in questo libro, ben scritto e denso di pensieri su cui soffermarsi: ho amato molto la prima parte in cui si narra la storia dei genitori, di come si sono conosciuti e amati, di come hanno affrontato la vita. E così anche le storie di una Claudia bambina, un po’ in Italia e un po’ in America, sradicata e pensierosa.

Poi a un certo punto è successo qualcosa e mi sono persa: la narrazione ha perso smalto e tensione, non capivo più dove volesse andare a parare l’autrice e mi sono trovata smarrita in frammenti di storie e pensieri che forse non ho apprezzato come avrebbero meritato. Mi sono trovata d'improvviso in una specie di saggio che però non aveva dichiarato di esserlo.

Non posso quindi dirmi una convinta entusiasta di questo libro, ma con onestà devo riconoscere una scrittura sopra la media dei narratori italiani di questo nostro tempo banale e narciso.

Aspetterò con fiducia nuove prove di questa autrice.


La straniera, Claudia Durastanti




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