Come un giglio fra i cardi (“La vegetariana” di Han Kang)




Sono stata così catturata dalla prima lettura che ho fatto di questa autrice (si trattava di Atti umani, di cui ho parlato qui), che ho subito iniziato con fiducia i suo libro più noto, o almeno quello con cui ha raggiunto la notorietà in Italia.

Tuttavia La vegetariana, nel mio cuore, non ha generato lo stesso sconquasso del precedente, anche se ne riconosco il fascino misterioso e una vena magica e mistica tutta orientale.
La protagonista, Yeong-Hye, richiama alla memoria più di un personaggio di Murakami, ma siamo a mio parere parecchi gradini sopra. Anzi, oltre.

Resta un nucleo di mistero insondabile su di lei, sulla sua scelta di nutrirsi solo di vegetali e alla fine solo di luce e aria, quasi come a voler diventare vegetale essa stessa.
Tutto accade dopo un sogno, ed è solo così che Yeong-Hye riesce a motivare la sua scelta, anche se nessuno sembra in grado di capire.

La carne è sangue, il sangue è violenza: c’è chi ha spiegato così il suo rifiuto, ma sarebbe semplicistico e non darebbe ragione della complessità insondabile di questa creatura.

Nel romanzo non si assume mai il suo punto di vista: la protagonista non è mai narratrice e anzi viene descritta in base a tre racconti e tre sguardi diversi (il marito, il cognato, la sorella).
Nessuno la capirà mai.

Ma ugualmente resta il personaggio che desta maggiore empatia, una creatura mistica, una Santa Chiara coreana dei giorni nostri. 
Struggente.

* La vegetariana, Han Kang

 


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