Lost in translation (“L’eleganza è frigida” di Goffredo Parise)



Il Giappone esercita un potente fascino, è innegabile.

Ovviamente in misura variabile, anche rispetto alle diverse generazioni, ma sicuramente è nota la passione, a volte la manìa, che molti nutrono verso la patria dei manga, della cerimonia del tè, della fioritura dei ciliegi, dei giardini zen, del sushi, di Miyazaki, dei kamikaze, dei dorayaki, di Shibuya, etc. (potremmo continuare a lungo).

L'anima del Giappone, come lo spirito dei tempi, è qualcosa di complesso da afferrare.
Figuriamoci quanto può essere difficile descriverlo con appropriatezza, senza indulgere all’abuso di termini giapponesi intraducibili e dandone una visione icastica ed efficace.

L’eleganza è frigida di Goffredo Parise ci incanta con la maestria di un grande conoscitore di lettere e parole.

Non credo di aver mai letto l'esatta descrizione dell'  “attimo zen”: qui, la narrazione che ne fa Parise è struggente, poetica, azzeccatissima. Basterebbe questo passaggio a rendere conto dello charme del libro.

Un tè pregiato bevuto in una porcellana finissima è sicuramente un’esperienza sensoriale molto più elevata rispetto al tè in bustina sorseggiato dalla scodella di coccio: ecco la differenza tra una guida turistica del Giappone e questo Parise.
Per chi è stato in Giappone, per chi ci andrà, per chi sogna di andarci (come me) o per chi semplicemente vuole godere di un elegantissimo (ma non frigido) racconto-reportage di viaggio.


* L'eleganza è frigida, Goffredo Parise 



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