Le colline dove si è sparso il sangue ("La casa in collina" di Cesare Pavese)



Lettura mirabile, quintessenza dello stile narrativo di Pavese, ricca delle sue descrizioni meravigliose di una natura serena e imperturbabile, del suo incedere maestoso nella lingua italiana.
Serbatoio di frasi perfette, di parole che sembrano illuminate dal di dentro e spiccano non solo sulla pagina, ma soprattutto dietro agli occhi chiusi di chi immagina, leggendo. 

Mi scuso per l'enfasi, ma non vi è altro modo per me di esternare cosa sia leggere Cesare Pavese.

Qui, Pavese si arrovella sul ruolo dell'intellettuale in una condizione come quella del periodo cruciale che va dall'8 settembre 1943 alla Liberazione (il 25 aprile 1945). Lo fa con grande onestà, non nascondendo il senso di inutilità, le paure, la passività e il pessimismo di Corrado, il protagonista, che sperimenta su se stesso come la guerra possa inaridire gli animi.
Corrado respira le colline e se ne sta nei sentieri fra i boschi, senza decidersi mai a far niente, nascosto ai fascisti, all'amore, all'impegno.

Schiacciata tra un antifascismo militante, intrepido e d'azione, e un antifascismo teorico, pensoso e scoraggiato c'è tutta la sua solitudine.

Corrado si vergogna quasi della sua incapacità ad agire, si sente vigliacco, ma capisce di non essere tagliato per uccidere i fascisti, quando pensa la più bella e definitiva frase sulla Resistenza:
"Guardare certi morti è umiliante. Non sono più faccenda altrui; non ci si sente capitati sul posto per caso. Si ha l’impressione che lo stesso destino che ha messo a terra quei corpi, tenga noialtri inchiodati a vederli, a riempircene gli occhi. Non è paura, non è la solita viltà. Ci si sente umiliati perché si capisce – si tocca con gli occhi – che al posto del morto potremmo essere noi: non ci sarebbe differenza, e se viviamo lo dobbiamo al cadavere imbrattato. Per questo ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione".

Niente a che vedere con un revisionismo che vuole annientare le differenze che contrapposero uomini a uomini durante la Resistenza: Corrado (e con lui Pavese) non ha dubbi su quale sia la parte giusta da cui stare, ma è nella sua umiliazione di fronte al "cadavere imbrattato" che sta la sua immensa sensibilità. 




*Cesare Pavese, La casa in collina


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