Piatto freddo ("L'arcipelago della nuova vita" di Andreï Makine)




Gli ingredienti per una lettura affascinante ci sarebbero tutti.

Il luogo: la taiga misteriosa, ai confini del mondo, in un luogo remoto della geografia. La Siberia orientalissima e l'oceano ghiacciato, le isole Šantar, misteriose, e le correnti micidiali.
Il clima: freddo, freddo e ancora freddo. Anche se a un certo punto è estate.
Il periodo: prima e dopo la morte di Stalin, a cavallo fra arcipelago Gulag e libertà (più o meno).
La storia d'amore: lei donna misteriosa, Dersu Uzala al femminile, tungusa con occhi a mandorla e zigomi mongoli; lui soldato ma anche uomo in fuga, coraggioso e scampato alla morte, ma non per questo privo di una sensibilità da filosofo.
L'autore: scrittore russo esule che risiede in Francia dove ha chiesto asilo politico e scrive in francese. E' anche membro dell'Académie Française , non so se rendo.
L'ambiente circostante: la natura nella sua accezione kantiana di sublime dinamico. Mirabile e grandiosa potenza di fronte alla quale l'ammirazione e lo sgomento si fondono.
La casa editrice: La nave di Teseo, dottissima e indipendente casa editrice fondata da esuli della Bompiani che stava per essere acquisita da Mondadori, capeggiati da Elisabetta Sgarbi e Umberto Eco. Il Professore.
Lo stile: asciutto, sovietico, senza vezzi né romanticherie. Profondissima quiete.

Ecco. Sulla carta avrebbe dovuto essere uno di quei libri sui quali mi esalto, che vado raccontando in giro alla ricerca di qualcuno che abbia voglia di leggerlo per amarlo poi insieme.
Invece non è successo.
Mi sento in colpa, forse non ho colto qualcosa io.
Eppure gli ingredienti c'erano tutti.

Forse erano troppo freddi.


*L'arcipelago della nuova vita,  Andreï Makine



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