Com-passione ("La prima verità" di Simona Vinci)




La follia cos’è? 
E chi può decidere se un uomo o una donna è matta o solo complicata e scomoda? 
Chi ha il diritto di dire che la testa di un bambino non funziona?
Nel libro di Simona Vinci, La prima verità, la follia parte spesso dal dolore, un dolore inspiegabile, insopportabile, non riferibile, non gestibile. 
La follia non è nella testa degli internati di Leros, l’isola di confino psichiatrico e politico della Grecia dei colonnelli : la follia è più spesso nella la crudeltà con cui gli uomini si fanno aguzzini e carcerieri impietosi di altri esseri umani.
Non c’è scampo neanche negli affetti familiari, spesso prima sorgente di strazio e dolore. Non ci sono braccia materne e comprensive a proteggere dal buio queste creature, la miseria non lo consente. 

Non c’è molto spazio per la pietà a Leros, forse neanche verso se stessi: anche gli infermieri dell’ospedale psichiatrico vivono una quotidianità oscura, quasi ferina, senza barlumi di speranza. 

Simona Vinci quando scrive non fa sconti: tutti i suoi romanzi ( a cominciare dal suo esordio, Dei bambini non si sa niente) vengono definiti come “pugno allo stomaco”.
E’ spietata e sincera, a tratti cruda, ma mai assente, mai priva di empatia verso i suoi personaggi.

Se un difetto c’è in questo libro, secondo me, è la struttura non lineare, i salti temporali che diluiscono la tensione.
La parte centrale del libro, che descrive le vicende di Leros alla fine degli anni Sessanta, è molto bella, compatta come un nocciolo duro, a tratti straziante per la bellezza e il dolore delle vicende che narra. Teresa , Stefanos, Nikolaos : figure molto belle di esseri umani fatti di dignità e sofferenza.
Ho pianto di compassione (letteralmente) leggendo le loro storie.
Meno coinvolgenti mi sono apparse le parti iniziale e finale, funzionali forse al progetto dell’autrice ma poco sintoniche con il resto. 

Adesso, a libro finito, riacquistata lucidità, un pensiero mi inchioda, ed è scomodo: non sempre i malati di mente sono le vittime.
Si intuisce nel finale, quanto possono soffrire quelli che stanno accanto all'incomprensibile, all'illogico, al crudele senza senso: sono i figli, i genitori, i compagni di chi si perde nella nebbia della propria mente. 
Ma questa sarebbe un’altra storia.


*La prima verità, Simona Vinci 



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