Si, viaggiare (“La misura eroica” di Andrea Marcolongo)




Il mito degli Argonauti è uno dei più affascinanti della Grecia Antica, il topos letterario (anzi il τόπος) del viaggio come percorso di formazione e rito di passaggio è uno dei più frequentati di tutti i tempi, quindi la materia è sicuramente abbondante e densa di possibilità narrative, di spunti di riflessione, di ipotesi di distillazione filosofica.

Eppure avrei preferito un registro meno “tuttologico” : dall’etimologia all'introspezione emotiva con ambizioni universali, mi pare un po’ troppo per lo stesso libro e per la stessa autrice, seppur coraggiosa, giovane e brava. Andrea Marcolongo ama le parole e le sa usare, su questo non c’è dubbio alcuno.

Certo, essere stata la creatrice dell’espressione “Generazione Telemaco” quando era una delle ghost writer di Matteo Renzi, ci fa capire che il pallino è sempre quello, così come si intuisce il fatto di provenire dalla scuola di Baricco (tutto ciò un po’ di pregiudizio me lo ha instillato, sono onesta).

Comunque, detto in linguaggio cinico e spicciolo: mi sono annoiata, soprattutto nelle digressioni che puntavano a dare lezioni di vita (siate coraggiosi, lasciate il porto, amatevi l’un l’altro, etc.) . Ho letto con moderato piacere solo le parti incentrate sulla vicenda di Giasone e dei suoi compagni di avventura.

Nonostante la tenerezza con cui l‘autrice parla di sé e ci sprona a intraprendere coraggiosamente la via dell’amore e a trovare la nostra personale misura eroica, credo che sia un po’ troppo presto per potersi permettere tanta "coelhiana" saggezza.

Giustapporre la passione etimologica alla riproposizione del mito degli Argonauti poteva essere a mio parere una buona idea,  anche se non formulata e realizzata in maniera troppo accattivante, ma le incursioni nelle selve dell’interiorità e i consigli di vita li lascerei ad altri. O li formulerei in altri contesti e con altro approccio.

Non travolgente direi.


* Andrea Marcolongo, La misura eroica 





Commenti

  1. Quanto concordo. L'ho abbandonato a metà, travolta appunto dalla quantità insopportabile di banalità e presunte lezione di vita. Concordo, a 31 anni è un po' presuntuoso pensare di poter già impartire lezioni di vita agli altri...tanto più se il tuo immaginario è ancora così fortemente legato al mondo del liceo.

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