La demenza della nostra era (“Niente di personale” di Roberto Cotroneo)


Sarebbe esagerato definire Cotroneo “l’ultimo degli intellettuali” , ma con questo libro non può che staccarsi di parecchie lunghezze dal rumore di fondo.

E’ un romanzo complesso, sincopato tra passato e presente, con molta autobiografia e una scrittura curatissima.

In alcune interviste l’autore ha dichiarato di aver voluto raccontare quel momento in cui il nostro paese è cambiato senza rimedio: gli anni ottanta da cui parte la vicenda del protagonista ( Cotroneo stesso o un alter -ego, non ha importanza) sono stati il canto del cigno della politica e della cultura intese come forze progettuali e costruttrici.

Oggi viviamo un ipertrofico presente, come chi ha perso la curiosità verso ciò che è stato per concentrarsi esclusivamente su un esibizionismo fine a se stesso.

Gli intellettuali non hanno più il ruolo che hanno avuto in passato (da Pasolini a Calvino, a Fenoglio, a Sciascia, a Eco), di coscienza critica e e culturale del paese.

Il romanzo approfitta del viaggio nella memoria del protagonista per comporre una galleria di personaggi, pubblici e privati, che raccontano un’Italia ancora curiosa, ancora capace di stare in silenzio e di guardare indietro. Un’Italia dove poteva ancora avanzare il merito.

Lettura complessa, non solo per i riferimenti culturali alti (comunque raggiungibili), ma soprattutto per lo sgomento di essere precipitati in un paese esibizionista, dove politici e intellettuali (ma non solo) sono ormai ossessionati dal raccontare se stessi in una perenne e narcisistica autobiografia, priva di ironia, autoassolutoria e senza la minima curiosità per gli altri.

Siamo tornati medioevali: il mondo è diventato piccolo e a furia di sognare quello che non esiste abbiamo ristretto i desideri, a furia di parlare d’amore lo abbiamo trasformato in un week end romantico, a furia di pensarci classe dirigente, se non classe intellettuale, abbiamo finito per lasciarci sommergere da un fango indistinto dove non c’è più la storia, dove non c’è più la musica, dove non ci sono più i libri, dove resta e conta solo quello che rimane a galla, solo quello che resiste meglio alla palude, solo quello che piace perché qualcuno te lo fa piacere. Forse non si poteva prevedere ma è accaduto. È accaduto che i mondi interiori si sono riversati nelle strade dei social network, che la democrazia è finita nel web, che i grandi autori sono sempre citati in modo sbagliato, che nessuno vuole più sapere, ma tutti vogliono essere.


*Roberto Cotroneo, Niente di personale



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