Polifonia di un massacro ("Atti umani" di Han Kang)



Atti Umani è un libro sulla "Tienanmen coreana", così come è stato definito il massacro di Gwangju, avvenuto il 18 maggio del 1980, in Corea del Sud.

La vicenda era per me sconosciuta ( e penso lo sia per molti lettori italiani: qui  il sito del Memoriale/Archivio storico dedicato alla rivolta democratica del 18 maggio) e ha evocato nella mia testa sinistre analogie con studenti torturati in italianissime caserme genovesi, oltre che la memoria di un bellissimo libro letto tempo fa, Gridavano e piangevano di Roberto Settembre.

Ma non voglio rischiare di perdere il baricentro della mia riflessione su quest'opera: è un libro sul dolore e sulle tante voci che lo compongono.

E' un libro su come sia possibile raccontare un dramma senza essere drammatici.

E' un libro fatto di sette punti di vista, sette storie incastrate una dentro l'altra come matrioske, sette cerchi concentrici intorno a un massacro, sette vite intrecciate dalla morte.

E' un libro politico e storico.

E' un libro lirico.

E' un libro che racconta di come sia possibile, per creature appartenenti alla stessa razza umana, andare incontro alla morte con la forza di un ideale di libertà oppure farsi esecutori di morte con aggravante di crudeltà.

Io l'ho letto come se fossi in cuffia. Ogni sessione di lettura un volo terribile e magnetico verso il 18 maggio 1980, una perfetta macchina letteraria. 


* Atti umani, Han Kang 
 






Commenti

Il post più letto del mio blog

Game set match ("Open" di Andre Agassi)

Verosimile sia il dolore sopra ogni cosa (“Una vita come tante” di Hanya Yanagihara)

Sotto il Mondo delle Parole ("Underworld" di Don Delillo)