Strani frutti (Ragazza nera ragazza bianca di Joyce Carol Oates)
Joyce Carol Oates è
una scrittrice super prolifica.
Difficile aver letto
tutto ciò che ha scritto (e continua a scrivere).
E’ una grande
firma della letteratura americana , ma la sua notorietà resta
schiacciata tra il Nobel di Alice Munro e il mancato Nobel di Philip
Roth: eppure la sua grande capacità di evidenziare le ipocrisie
d’America meriterebbe più risalto, almeno presso i lettori
italiani.
Io ho letto di
recente “Ragazza nera ragazza bianca” e pur essendo consapevole
che non è fra i suoi libri che ricorderò in eterno, l’ho trovato
intelligente.
Una storia minimale,
se non fosse per il tragico finale, di cui si è subito messi a
conoscenza.
Una storia di
college e adolescenza femminile, fatta di quei particolari e di quei
dondolii emotivi su cui si incaponiscono spesso le ragazze a
diciannove anni, ma anche una storia ricca di spunti per riflettere
su come il mondo dei priviliegiati progressisti nasconda a volte
ampie dosi di ipocrisia.
Non è mai chiaro
chi è razzista e chi non lo è, né chi è vittima e chi è
carnefice.
La vittima non
suscita simpatia e il carnefice non ha volto, anzi sorge il dubbio
che possa avere lo stesso volto della vittima.
La scrittura di
Oates è nitida come un vetro appena pulito, ma la finestra che lo
incornicia si apre su un austero e malinconico cortile di campus
americano, senza sole.
*Joyce Carol Oates, Ragazza nera ragazza bianca
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