Toni di grigio (“Se questo è un uomo” di Primo Levi)
Come molti, io questo libro lo avevo già letto. Ma adesso sono una persona adulta, diversa, sicuramente una lettrice più attenta e preparata. Sarebbe paradossale mettersi ad analizzare, di questo libro, lo stile o la credibilità della vicenda. E’ lo stesso Primo Levi che dichiara, nell’appendice, di non essersi mai preoccupato dello stile. In fondo lui era un chimico. E in questo libro vuole essere solo testimone dei fatti che ha vissuto. Arriva anche a dire che se non fosse stato deportato ad Auschwitz non sarebbe probabilmente diventato scrittore, perché non avrebbe sentito l’urgenza di raccontare. Non resta molto altro da aggiungere. Se non la reazione di una donna adulta, quale io adesso sono, di fronte a certe immagini, a certe parole. Il grigio mi ha avvolto: grigio il campo, grigi i volti degli “ Häftling ” (i prigionieri), grigio il pezzo di pane quotidiano, grigia la zuppa, grigio il fango, grigio il terribile inverno polacco, grigi gli stracci che s